In questi giorni tanto strani, mai vissuti prima d’ora, e con tanto tempo a disposizione, mi capita spesso di osservare le pagine Social dei Comuni della mia zona e osservare preoccupazioni, lamentele ma anche buone notizie dai cittadini. In più leggo molti giornali e mi viene naturale prestare maggiore attenzione ai discorsi politici.
La domanda che mi sorge spontanea è: la persona che scrive sta cercando che il suo pensiero sia accolto da chi legge o si sta solo sfogando?
I giudizi moralistici non ci aiutano
Per chi, che come me fa corsi di comunicazione, sa che nei tantissimi libri che parlano di questo argomento si può trovare un elenco di diversi tipi di comunicazione che contribuiscono a favorire un modo violento di comportarci, verso di noi stessi e verso gli altri.
Per darvi un esempio di un modo di comunicare che favorisce la violenza: i giudizi moralistici, ovvero quelli che includono i torti o la cattiveria verso quelle persone che non fanno le cose come le faremmo noi. Vi viene in mente qualche post letto in questi giorni?
A me si: “tutti in fila al supermercato… siete delle capre” (per citarne solo uno)
Per quanto tutta questa situazione ci stressi un po’ tutti, fare un giudizio moralistico non aiuta chi legge ad accogliere le parole e a riflettere sulle alternative possibili.
Quando leggo un post con queste parole penso alle persone in fila: qualcuno magari aspetta per poter portare la spesa ai genitori anziani, qualcuno che deve solo prendere due cose fresche e tornare a casa, altri magari presi da un senso d’ansia (di natura istintiva molto potente) che invita loro a mettersi al sicuro (procurandosi del cibo), che tra l’altro è del tutto comprensibile, soprattutto quando in alcune trasmissioni si sente parlare di “bollettino di guerra”.
Siamo sicuri che è importante fare un commento del genere? Apporta qualcosa di positivo a chi legge?
Incolpare, insultare, umiliare, etichettare, criticare, fare paragoni e diagnosticare sono tutti tipi di giudizi.
Con le parole attribuiamo ad altri un modo di essere assoluto, e non ciò che è relativo a un nostro giudizio in certe circostanze.
L’uso disinvolto e approssimativo delle parole ci fa contribuire quasi senza che ce ne accorgiamo alla strutturazione violenta dei nostri rapporti sociali.
Spesso non riconosciamo che siamo violenti perché è un aspetto di noi che ignoriamo. Pensiamo di non essere violenti perché crediamo che la violenza consista solo di lotte, di uccisioni, aggressioni e guerre (tutte cose che la persona media non fa).
Gli atteggiamenti negativi che ci sopraffanno spesso condizionano la costruzione di armonia nella famiglia, nella comunità, nella società o nella nazione. È la violenza passiva che spesso alimenta la violenza fisica.
Cambiare prospettiva: comunicare per farsi capire
C’è un modo per permettere a ciò che è positivo in noi di sbocciare. Essere guidate dall’amore, dal rispetto, dalla comprensione, dall’apprezzamento, dall’empatia e dall’interessamento verso gli altri, anziché dall’egoismo, dall’avidità, dall’odio, dal pregiudizio e dal sospetto.
Se cambiamo noi stessi possiamo cambiare il mondo e questo cambiamento comincia con un cambiamento nel linguaggio e nella comunicazione.
Per chi ha voglia di intraprendere questo cambiamento, dopo che saremo usciti da questa situazione, vi aspetto al mio corso “Comunicare per farsi ascoltare… ed essere capiti” che organizzo insieme alla Fondazione per Leggere (lo trovi inserito all’interno dei corsi della categoria comunicazione).
È un’opportunità per ripensare il modo in cui esprimiamo noi stessi e ascoltiamo gli altri. Invece di limitarsi ad avere reazioni automatiche, abituali, le nostre parole diventano risposte coscienti basate sulla solida consapevolezza di ciò che percepiamo, ciò che sentiamo e ciò che vogliamo.
Siamo perciò indotti a esprimere noi stessi con onestà e chiarezza, allo stesso tempo prestando agli altri un’attenzione rispettosa ed empatica.
La situazione che stiamo vivendo può essere una grande possibilità di imparare lezioni che ci aiutino a rialzarci più forti di prima!
[vc_message icon_fontawesome=”fa fa-user”]Approfondimento a cura di Mariana Vaccarezza, Parent & Personal Coach, Docente Formatore.[/vc_message]